Tempo addietro


Questo ti è successo trentacinque anni fa.

La porta dell’appartamento lo attende socchiusa e lui è sicuro nel muoversi con l’intento di varcarla, incuriosito per via dell’attesa alla quale è stato costretto e al contempo impreparato ad incassare quello che vi troverà oltre.
Calcola poco e male le due donne che gli si fanno incontro strusciandogli addosso baci umidi e carezze ruvide e pesanti; passa oltre come fossero una qualche specie di ostacolo per raggiungere l'ingresso della stanza.
Scivola all'interno come i ladri allargando appena lo spiraglio di quel tanto che basta per fare in modo che il corpo magro possa passare. 
Ci scappa un lamento trattenuto di protesta suscitato da un movimento sbagliato o brusco, giacché ha sfidato l’esercito e l’esercito glie l’ha fatta pagare su tutti i fronti possibili.





Sarebbe stato bello tornare indietro e fermare il tempo nel momento in cui varcata la soglia ha visto quel vestito bianco; prima ancora che la consapevolezza delle ferite sottostanti lo raggiungesse e prima che la sorpresa diventasse abitudine durante il corso di quell'ultima serata. 
Stava lì, impietrito come se avesse avuto Genesis davanti, anzi peggio, perchè di Genesis non ha mai avuto paura ne dubbi su come comportarsi. 
Genesis è fatto di metallo, circuiti e forza bruta; cosa più logica non c’è ma quel vestito e soprattutto lo sforzo che è servito per infilarlo sfugge, almeno in quell'unico istante, ad ogni comprensione. 

Solo dopo arrivano le spiegazioni e con esse anche lo sgomento; seppelliscono la voragine formatasi nello stomaco poco prima ma glie la fanno anche rimpiangere, perché in alcuni casi l’ignoranza è un bene.


Non si può fare altro se non stringere il corpo sotto quel vestito e farsi stringere di rimando, ignorando il dolore vicendevolmente subito perché il tempo purtroppo non si ferma … 

… Tranne che nella Sand.




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