Il Re è tornato. Lunga vita al Re!


Tutti gli esseri antichi ed eterni, loro malgrado, sono soggetti all'agire dei fragili esseri umani; è una legge non scritta e scomoda della quale la maggioranza di quelle entità, nel loro orgoglio, non vuole ammettere l'esistenza.
Capita spesso che tale vincolo faccia sentire il suo peso in maniera ingerente, sopratutto per via dell'ignoranza e dei capricci dell'umanità che non esita a bistrattare crudelmente la "Grande Madre" che l'ha generata.
A uno in particolare di questi Signori, non venne risparmiato il dazio imposto da quella legge.




Un tempo creatura pacifica e benevola, dedita alla goliardia, all'amore romantico e all'abbondanza, un Re si trovava spesso ad apprezzare la convivenza con gli esseri umani, tanto da interagirvi in più di un'occasione; alcuni dicono che arrivò anche ad ispirare la mente di un abile drammaturgo che scrisse di lui e della sua sposa.
Tanta fede aveva negli uomini che difese l'umanità più volte dalle altre creature che la vedevano solo come una masnada d'infanti impulsivi, arrivando ad esser stizzosamente accomunato a loro, probabilmente per via del carattere passionale che gli apparteneva; egli non batté ciglio a quelle accuse e continuò imperterrito nella sua testardaggine. Il Re era perfettamente in grado di discernere tanto la gretta malvagità che alberga nel cuore dell'uomo quanto la sua parte benevola e spinto dalla speranza verso i mortali continuò a legarsi a loro, a vivere e interagire sempre di più con quelle chiassose creature infantili.



Il prezzo da pagare per questo comportamento fu elevato.
Ogni atrocità perpetrata, ogni orrore storico, guerra, genocidio e massacro iniziò piano piano a corromperne l'animo; il Signore divenne sempre più amaro, taciturno e cupo mentre a poco a poco la fede e il fervore nutriti verso l'umanità vennero sostituiti dall'insofferenza e dal disgusto. 



Le creature a lui vicine, quelle che lo consigliarono e enfatizzarono in passato i loro giudizi, tornarono cercando di confortarlo inutilmente; il Re era diventato inconsolabile e come ultimo gesto sdegnato decise di sparire definitivamente abbandonando il suo dominio, nascosto tanto agli occhi dei mortali quanto a quelli degli eterni.



Si addormentò rinchiudendosi e incatenandosi in un bozzolo di ombre, mutando la sua apparenza e sguinzagliando parte della sua essenza sulla Terra contro gli umani che lo avevano deluso; ironicamente vi entrò ancora di più in contatto, ora padrone di una forma in grado di adattarsi ai più biechi e bassi istinti degli uomini. Costrinse i suoi "ospiti" al ruolo di meri ricettacoli: chi si dimostrava degno diventava uno strumento, in caso contrario veniva scartato, consumato della forza vitale senza alcuna pietà.

Andò avanti fino a che non incappò in Galen Grace, ennesimo di un innumerevole quantità di ospiti. Le peripezie condivise non convinsero mai del tutto la creatura intollerante e diffidente: quell'uomo era uno strumento, nulla di più ne di meno e potendo(così credeva) si sarebbe volentieri liberato di lui per tornare alla sua monotona e insulsa vita. 

Il Re celato dovette affrontare l'amaro gusto della contraddizione per l'ennesima volta dopo che Galen Grace decise di combattere potendo non farlo, potendo liberarsi di lui per sempre.

Non succede spesso che gli "immortali" prendano in considerazione un errore di valutazione, specialmente se riguardante la razza umana; la fiera creatura non era da meno, anzi, incarnava l'archetipo peggiore nel quale si potrebbe incappare. Ciononostante dopo anni di convivenza forzata e secoli di amarezza, quel particolare ricettacolo tra tanti ha avuto modo di contraddirlo, suscitando stupore, pizzicando l'orgoglio e pungendo l'onore in maniera fastidiosa.

Per la prima volta, l'altero e inclemente Signore si è trovato zittito da un umano, anche se per quella che un essere superiore definirebbe "cosa di poco conto".


Non lo era. Non per lui e mano mano che questa consapevolezza si faceva strada nella mente ombrosa del Signore il lascito di una sensazione ormai abbandonata da tempo cominciò a lambiccargli il cervello, inchiodando un pensiero insistente e fisso al quale decise di abbandonarsi.

Decise di rivelare una parte della sua vera forma all'umano di nome Galen Grace e graziarlo con la conoscenza del suo nome, del suo titolo e del suo ruolo. 
Così, dalla creatura d'ombra che l'uomo era abituato a vedere emerse qualcos'altro, non dissimile ma nemmeno identico, spezzando le catene che lo tenevano in cattività, ancorato e segregato dentro al suo guscio.
Così si mostrò Oberon, fiero Re delle Fate


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